Recensione scritta per Thrillernord, Associazione culturale.

Ecco un autore che mi incuriosiva da un po’. Ed ecco l’occasione giusta per conoscerlo. Grazie a Thrillernord, ho letto I tempi nuovi, di freschissima uscita (14 marzo 2019) per Sellerio Editore.

Un libro che mi ha fatto girare la testa, per la girandola di informazioni talmente ben incastrate le une nelle altre a formare una trama solida e fluida al tempo stesso.

Sinossi

Un bravo ragazzo, università, fidanzata, famiglia, i soliti lavoretti per raggranellare i soldi per un viaggio di piacere, viene trovato morto dentro la sua utilitaria. Le mani legate al volante, un colpo in testa e un foro di proiettile preciso alla tempia, i calzoni abbassati. Del caso si occupano i sovrintendenti Ghezzi e Carella, ed è un’indagine che si presenta lunga e complessa, dove gli indizi, anziché mancare, sembrano troppi.

Intanto, Gloria Grechi, impiegata di media condizione, donna dal fascino e dall’atteggiamento elusivi, si presenta presso la neonata agenzia investigativa di Oscar Falcone, non specchiatissimo amico e compare di guai di Carlo Monterossi: vuole che le ritrovino il marito improvvisamente scomparso. Ma la cliente non dice tutto, non spiega perché non si rivolge alla polizia, non chiarisce i suoi misteriosi comportamenti. Carlo Monterossi, autore televisivo di una trasmissione di enorme successo, che gli ha dato fama e soldi, ma che lui odia per quello che è diventata, spazzatura, cinismo, speculazione, simbolo dei simboli dei tempi nuovi, partecipa e osserva, investigatore per caso, acuto e ingenuo.

Presto piste, indizi e vicende convergono in un intreccio in cui le vite si mischiano: gli inseguiti possono diventare inseguitori, i giocatori pedine, i traditori traditi a loro volta.

Alessandro Robecchi ha costruito un noir d’alta scuola; un intreccio che è come un meccanismo perfetto in cui ogni ingranaggio porta il lettore con totale naturalezza dove è più sorprendente ritrovarsi.

Emozionante, ribelle, sarcastico e paradossale, disperatamente romantico, il suo personaggio ricorda il Marlowe di Raymond Chandler, ma impiantato nei tempi nuovi. Contro i quali porta un disincantato messaggio di resistenza.

La mia recensione

Leggendo la sinossi e il titolo, non mi sembrava ci fossero davvero tempi nuovi. Anzi. Un caso di omicidio, con una vittima giovane giustiziata e abbandonata in modo poco dignitoso. Una donna che cerca il marito scomparso da un momento all’altro. 

Un autore televisivo di successo, Carlo Monterossi, nauseato dalla piega grottesca presa da quello stesso successo cui ha tanto contribuito. Il suo amico, Oscar Falcone, fresco titolare di un’agenzia investigativa, che in altri libri ha esibito il suo gusto per le zone chiaroscure della legalità, dove sembra muoversi particolarmente a suo agio. Dov’è il nuovo? Nel posto che meno ci aspettiamo, come sempre. In bella vista. 
Nel gioco di ruoli molto sottile che Alessandro Robecchi è riuscito a costruire a partire da carte all’apparenza pulite, e che proprio per quel motivo non avrebbero potuto essere usate. Inizia ad invitare il lettore a seguire la vicenda della vittima, il giovane Filippo Maria Gelsi. Un santo, a dir poco. Ragazzo studioso, fenomeno della fisica, impegnato nell’ingegneria e nell’accantonare spicciolo su spicciolo per il grande viaggio premio in compagnia degli amici, dopo aver dato un terribile esame spauracchio all’Università. Come fa un angelo in terra, a finire legato, giustiziato e mezzo spogliato, come un laido guardone o chissà cosa di peggio? 
Il lettore e i due sovrintendenti, Ghezzi e Carella, se lo domandano, ma il primo non ha molto tempo di spremere le meningi (tanto ci sono le Forze dell’Ordine, andiamo!), perché l’autore prende il lettore sottobraccio e lo porta a conoscere Gloria Grechi, donna giovane, di fascino, e molto, molto intrigante. I suoi modi calmi, il suo atteggiamento addolorato ma non troppo, contrastano un po’ con la sua condizione di moglie disperata dalla scomparsa del marito. Carlo Monterossi e il lettore si perdono un po’ dietro congetture e quegli occhi profondi, pieni di ombre veloci. 
Cosa nasconde la quasi sicuramente abbandonata, forse- quasi-vedova? Perché non se ne sta tranquilla, ed evita di complicare la vita già variegata di chi dovrebbe aiutarla, soprattutto del Monterossi? La risposta è davanti a tutti. Anche al lettore. Tuttavia, preso com’è (e insieme a lui, anche gli inquirenti) dalla ricerca di oscure trame nascoste nei posti più prevedibili, dimentica di cercarle in quelli meno. 
 
Perché un’oscura trama nascosta esiste eccome, ma è talmente ben congegnata, così perfettamente oliata, da scivolare placida e innocente sotto gli occhi di tutti. Sarà soprattutto Ghezzi, il sovrintendente dalle alzate di ingegno insospettabili in un tutore dell’ordine, ad accorgersi dell’increspatura anomala di questo fiume, mentre Carella vorrebbe semplicemente far esplodere tutto quanto e farlo diventare più secco del Sahara. Di quale fiume parlo? Di quello dei tempi nuovi, naturalmente. 
E l’autore ha ragione a chiamarli così. Sono talmente nuovi, (e scoprirete come, in una riflessione lucidissima nella storia), che quando ho chiuso il libro, mi è girata un po’ la testa. All’inizio parte piano, quasi noncurante. 
Quando il lettore si è quasi abituato al suo ritmo, tutto cambia: aggiunge carte in tavola, le toglie, le spariglia, le getta in aria, e quando te le mostra di nuovo, ha cambiato tutti i semi. E non puoi che guardarlo mentre sorride soddisfatto, perché ti ha raccontato una bella storia, ti ha fatto giocare al suo gioco e ti ha fatto divertire. Ammettilo!

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