Recensione scritta per Thrillernord, Associazione culturale.

Grotesquerie

Emanuela Valentini! Sono molto felice di averla “ritrovata”. Dai tempi de La bambina senza cuore, avevo perso le sue tracce, pur se vedevo che era impegnatissima a scrivere e creare.
E ora, con questo bellissimo romanzo bizzarro, ritorna sul Blog, e io ne sono particolarmente felice.

Sinossi

Inizi ‘900, Francia. La pace tra gli stati europei è effimera e messa in discussione da rivalità, sete di conquista e moti di ribellione. A Rouen vige il culto della perfezione estetica. Se i ricchi curano i loro difetti fisici con delle protesi d’oro, trasformandoli in simboli di bellezza, i poveri ritenuti più strani finiscono nel circo di Madame Grotesque, un posto macabro in cui creature emarginate e deformi si guadagnano da vivere divenendo oggetto di scherno e di divertimento dei potenti. Nel frattempo, in una prigione sotterranea segreta, i dissidenti vengono indebitamente impiegati nella costruzione di macchine da guerra… Una scrittura avvolgente e piena, un romanzo corale dall’ambientazione potente, un’avventura steampunk distopica piena di personaggi tormentati e cose che non dovrebbero accadere. Un’adolescente muta non dovrebbe essere costretta a lavorare in un circo dei mostri; una ragazza intrepida e generosa non dovrebbe essere ridotta in schiavitù; un giovane coraggioso che si affida alla poesia non dovrebbe essere ostaggio di sudici poteri.

La mia recensione

Avete mai fatto un sogno lungo, complesso, movimentato, pieno di persone, personaggi, colori e luci, al punto da sembrare un film? E quando vi siete svegliati, avreste voluto scrivere tutto, ma non ci siete riusciti, perché la sostanza dei sogni sfugge via il secondo successivo all’apertura degli occhi?

Ebbene, Emanuela Valentini c’è riuscita. È una sua capacità, unica. Se avete letto La bambina senza cuore, che pubblicò nel 2013, sapete di cosa parlo, ma in questo romanzo, il suo talento si espande sicuro e solido. Con disinvoltura e determinazione, ci prende per mano e ci porta a Rouen, ai primi del ‘900. Una scelta nuova, a poca distanza da quella che sarebbe sembrata forse più banale, la Ville Lumière, Parigi. È il momento in cui la scienza e la tecnica stanno alzando prepotenti la testa e dispiegando le loro scoperte, cercando di impadronirsi e di manipolare l’attenzione e le vite delle creature umane.


Le macchine: ecco le nuove dee di quest’epoca piena di luci sfavillanti e ombre profonde. E l’autrice ci porta proprio nel luogo in cui queste vengono costruite. Ma non sono posti gradevoli. Si allungano sottoterra, scuri, pieni di ombre, fumo, sporcizia, dolore, angoscia, sopraffazione, fatica e morte. In una parola, quella sì dal suono gradevole come poesia, Ensevelie. È una specie di città sotterranea, in cui prigionieri di ogni genere lavorano in condizioni disumane per costruire le crudeli divinità del momento, le macchine. E il loro scopo è altrettanto crudele: sono macchine da guerra. Progettate nei minimi particolari da una mente brillante, il numero uno della chirurgia dei metalli, Aubert Gaillard, servono a conquistare il mondo, assoggettando le altre città stato d’Europa nel più vecchio e terrificante gioco di potere con cui lo spirito umano si diverte, dal momento della sua comparsa sul pianeta.

In totale opposizione con la volontà del Reggente della città che, manipolato e controllato grazie alla sua salute malferma, crede che il progresso simboleggiato dalle macchine in costruzione servirà a migliorare le condizioni del suo popolo. Non conosce fino in fondo, il Reggente, quanto siano diffusi angoscia e dolore, soprattutto tra coloro che non hanno ricevuto un bell’aspetto gradevole e normale da Madre Natura. Scherniti, allontanati, disprezzati, sono rinchiusi in una sorta di enorme ghetto sotto il sole, le “terre al di là del fiume”. Questo è il confine tra il bello, il ricco, il fortunato, e il povero, il deforme, il disgraziato. E in questo ghetto di disperazione, sorge fiero un avamposto “grottesco”, dal nome evocativo: Cirque Grotesque.

È un vero e proprio circo, che raccoglie esseri deformi, davvero “grotteschi”, costretti a esibirsi per il divertito ribrezzo dei ricchi, belli e fortunati che vivono in città. La sua titolare, Madame Grotesque, è l’orripilante simbolo del circo stesso. La sua deformità fisica, davvero terribile per motivi incredibili, corrisponde a quella della sua anima. Non è per spirito di carità o di solidarietà che raduna a sé queste creature dalle forme bizzarre. Le assoggetta per uno scopo personale e preciso, agghiacciante. Ed è qui che arriva un personaggio particolarissimo, come un oggetto d’oro buttato nel bel mezzo del fango: Priscilla. È una fanciulla di sedici anni, dall’aspetto d’angelo, una gioia per gli occhi. Eppure, è trattata e considerata come il più disgustoso dei mostri. Non parla, a causa di un incidente avuto in giovanissima età. Ed è proprio questa l’origine della sua deformità non apparente: non controlla le emozioni. E quando succede… qualcosa in lei cambia. E quello che succede non facilita i suoi rapporti con le persone.

Madame Grotesque pensa di poterla usare a suo piacimento per poter raggiungere più facilmente i suoi scopi raccapriccianti… ma la perversa signora è cieca. Così come sono ciechi i belli, i ricchi e i fortunati che tramano a Rouen per creare le macchine di distruzione per assoggettare il mondo. Non hanno fatto i conti con coloro che ancora credono nella bellezza, nella poesia e nella dolcezza della vita e che si annidano contestatori proprio tra le loro belle fila.

Proprio da Ensevelie, il posto degli orrori, si sviluppa il conflitto perenne tra bene e male, armonia e mostruosità, che crea la spina dorsale di questo romanzo. Si scambiano di posto continuamente, niente è come sembra, come se bello e brutto si divertissero a scambiarsi le maschere, invitando il lettore a cercarli e a riconoscerli. Non sempre chi ha un bell’aspetto ha un’anima altrettanto bella, e anche sotto la ferocia di lineamenti irregolari e stravolti si cela un cuore altruista. Ma è proprio così?

Emanuela Valentini si diverte a riproporci la domanda con il suo stile disinvolto, saldo, dalle tante sfumature. È una di quelle scrittrici in grado di unire poesia, bellezza, orrore e angoscia con sicurezza e una tinta di divertimento. Aggiungerei anche un lieve tocco di follia… quella dei contrasti, degli assurdi, dei chiaroscuri violenti.

Se dovessi rappresentare questo libro con un’immagine, o una serie di immagini, penserei alle atmosfere di un famoso video dei Queen, Radio Ga Ga, e all’ambiente steampunk di certi romanzi di Jules Verne, che è stata anche ben rappresentata da un film di qualche anno fa, La leggenda degli uomini straordinari. È il senso dello straordinario che giace in certi punti del romanzo, che lascia un sapore leggero e profumato, dopo aver finito la lettura.

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