Anche quest’anno proseguo con il gioco serio delle parole dell’anno, e come sempre ringrazio il blog Penna Blu per averlo introdotto e diffuso.

Avevo in mente di scrivere questo post almeno da novembre 2021: non volevo arrivare troppo tardi come l’anno scorso, e volevo ponderare bene le parole che avrebbero rappresentato il 2022. Quella dell’anno scorso, riscatto, stava lentamente dissipandosi. Ha eseguito bene il suo compito: mi ha permesso di uscire da un’impasse pesante che mi aveva atterrato per diverso tempo.

Ci ho pensato per diversi giorni. E settimane. Ne sono uscite tre. Ma quando si è trattato di mettersi a scrivere, mi sono dovuta fermare di nuovo. Non funzionavano più, o almeno non tutte e tre. Insieme, avevano un suono di falsetto che non era gradevole.

Il gioco prevede che si trovino tre parole, e io non l’ho sempre seguito alla lettera. Per alcuni anni ho ridotto la quantità a una sola.

Cerco altre parole? Le modifico?

Dopo aver ascoltato i suoni, ne sono rimaste due. Autenticità e originalità.

Se le guardo un po’ da lontano, vedo che vanno a braccetto, come due amiche o due sorelle molto affiatate. Si assomigliano parecchio, anche come suono.

Se restringo lo sguardo e mi concentro ora sull’una e poi sull’altra, vedo che ciascuna ha una sua storia da raccontare.

L’autenticità identifica qualcosa di spontaneo, schietto, che non ha aggiustamenti, contenimenti, forzature o patine false a coprire e abbellire. L’originalità si presenta come qualcosa di mai visto prima, marcato da differenze anche notevoli. Non sono sinonimi: si può essere autentici senza essere originali. Ed essere originali non significa essere privi di forzature.

Come posso usare queste parole, nella mia vita? E a quale scopo?
(Quante domande. Nemmeno fossi uno degli innumerevoli ispettori, commissari, vice-questori, detective privati di cui ho letto negli ultimi anni.)

Fare domande (e attendere qualcosa di simile ad una risposta, ma senza ansia e senza il bisogno che sia per forza qualcosa di razionale!) aiuta a focalizzarsi, a fare un passo dopo l’altro annusando e percependo la direzione più giusta.

Lo scopo è quella di creare la mia vita, un pezzo dopo l’altro, un passo dopo l’altro, magari anche un libro dopo l’altro, vista la razza del blog. Una vita autentica è quella che ha colori, suoni, profumi, desideri e movimenti genuini, che provengono dal suo interno profondo. Da quello spazio interiore illimitato, caleidoscopico e misterioso che ci trasforma in schegge di universo, come diceva Sant’Agostino.

Nell’anno appena passato, complici e agevolatrici le dirette di Facciamo Tris!, ho sentito sempre più forte l’invito a visitare quello spazio, soprattutto perché ho trascorso anni a far finta che non ci fosse, o che non fosse poi così importante o stimolante. E ci ho creduto talmente tanto, che ho finito per attrarre persone che costantemente entravano nella mia vita per distogliermi da una delle esplorazioni più necessarie e fondamentali per vivere. Intendo vivere davvero, e non solo respirare-mangiare-dormire-andare-a-lavorare-fare-il-bravo-o-la-brava. Il risultato finale non è stato esaltante, e le riflessioni che sono nate dopo averlo guardato non hanno facilitato un umore festoso, in tinta con le Feste appena passate.

La buona notizia? (C’è sempre una buona notizia, alla fine di ogni resoconto disastroso.) Posso invertire la rotta e programmare il navigatore per l’esplorazione di quello spazio. Vasco De Gama, e anche tu, Cristoforo, spostatevi, grazie.

Una vita originale è quella in cui crei, pensi, agisci, parli, fai, sei a modo tuo. Qualunque cosa faccia parte di te, del tuo corpo fisico, del tuo atteggiamento, del tuo modo di esprimerti, persino della lingua che parli, nasce e si sviluppa nel tuo modo unico e irripetibile. Persino il modo in cui sorridi o scuoti i capelli appartiene a te, anche se tutti gli altri miliardi di persone su questa terra sorridono o scuotono i capelli.

Puoi anche forzare un po’ la mano. Ricercare le parole, o lasciar andare la prima cosa che ti salta in mente. Allenarti, raffinarti, sviluppare una cura in quello che sei, nel tuo lavoro, nelle tue relazioni, nelle tue amicizie. Sei originale perché lo fai a modo tuo, con i tuoi tempi, guidato da te e dai tuoi desideri, dalle tue capacità.

Anche nella lettura, nella scrittura, nel mantenimento di un blog? Direi proprio di sì. Fanno parte del grande gioco, del grande contenitore.

Io sono la prima a essere curiosa. Parto solo con il navigatore programmato con queste due parole, autenticità e originalità, e mi affido a loro. Ho tempo fino a dicembre per guardare e disegnare la mappa di quello che ho trovato.

 

 

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