È la seconda volta, che in un blog di impronta umanistica, compare una definizione scientifica, com’è stato per Il piano inclinato di qualche tempo fa. Ora parliamo di gradienti, e soprattutto di gradiente viola… prima, vediamo che cos’è un gradiente. Secondo la Treccani, sarebbe: s. m. [dal lat. gradiens -entis, part. pres. di gradi “camminare, avanzare”]. – 1. (fis.) [modifica per unità di lunghezza che una grandezza subisce da un punto all’altro dello spazio lungo una certa direzione: g. termico, barico] ≈ progressione, rapporto, variazione. 2. (matem.) [in una funzione, elemento che ha per componenti le derivate parziali della funzione rispetto alle direzioni di riferimento: g. di una funzione scalare] ≈ vettore.

Ed è esattamente quello che l’autore, Flavio Vasile, ha spiegato durante la sua presentazione presso la Sagra della Zucca di Santena del 17 novembre. Il gradiente indica una variazione, una progressione. Ed è quello che ci troviamo ad affrontare, una volta aperta la porta del romanzo.

SINOSSI

Licenziato. Può accadere a chiunque, in fondo. Anche se ci si impegna nel proprio lavoro, anche se si è migliore di tanti altri. Quando accade a Stefano, maturo Ingegnere alle dipendenze di una multinazionale, il mondo gli crolla addosso, perde la fiducia in sé stesso, smarrisce le sue certezze. Tutto sembra cambiare però quando una sconosciuta azienda lo contatta per proporgli un’allettante occasione di impiego e la possibilità di un riscatto professionale. Ma dopo l’entusiasmo iniziale emerge, lentamente, una verità sconvolgente. A Stefano viene assegnato il misterioso ruolo di Gradiente Viola il cui significato avrà risvolti tragici. Per lui, per la sua coscienza e per le persone che ama.

Il mio dialogo con il libro

Sì, essere licenziato da un momento all’altro e con motivazioni anche estremamente deboli (ma forti per altri versi, se di mezzo c’è una collega rampante e un capo doppiogiochista) può capitare a tutti. Anche se si è i numeri uno, e non solo nella competenza, ma anche nell’impegno e nella dedizione al proprio lavoro. Stefano, il protagonista, non si aspettava proprio un’evoluzione simile. Anzi, tutto gli faceva pensare esattamente il contrario: un elogio, un avanzamento.

Da un momento all’altro, finisce tutto. Ecco la prima variazione. Non si lascia andare perché è sposato, ha un figlio, e sente forti le responsabilità nei confronti dei suoi cari, oltre che verso se stesso. Si butta a capofitto nella ricerca di un altro lavoro: uno come lui non può restare a casa, sarebbe un crimine contro natura.

Eppure, passano i mesi ed è proprio quello che accade. Stefano sta passando un altro gradiente: sta facendo i conti con se stesso, con la propria volontà di non mollare, di non lasciarsi andare, di non farsi schiacciare dai giudizi che man mano sta accumulando su se stesso, e non sono granché positivi…

Finché, dopo quasi un anno, arriva la sospirata convocazione ad un colloquio. Misteriosissimo, come il nome dell’azienda, Adancom. Stefano vorrebbe saperne di più, ma sembra impossibile reperire una sola informazione in proposito, nemmeno in Rete. Molto titubante, si presenta forte del suo curriculum e del suo desiderio di rivalsa. Il colloquio è talmente bizzarro, da fargli pensare che una setta lo stia reclutando per andare a vendere Bibbie… tanto per non rivelare oltre, non è andato molto lontano nelle sue supposizioni.

Solo che non si tratta di Bibbia. Tutt’altro.

Non si tratta di vendere niente. No, affatto.

Di cosa si tratta, allora?

Lo leggerete nel libro, scoprendolo man mano insieme a Stefano. Flavio, l’autore, non vi anticiperà nulla. Vi lascerà sbalorditi e perplessi insieme al protagonista. E poi capirete in un colpo solo. In tutto il giro di gradienti, dove siamo arrivati, ora? Stefano stesso scopre, grazie al più strampalato e misterioso dei colloqui di lavoro, di essere un gradiente particolare, piuttosto raro e quindi prezioso, indicato con il colore viola. Sono caratteristiche che non sapeva di avere, o che non aveva mai guardato bene. Erano altre, le cose che lo interessavano, di sé e della sua personalità. Quelle abilità gli permettono di passare quasi indenne in un percorso avventuroso in cui la Adancom lo fa precipitare da un momento all’altro, mantenendolo in equilibrio su un filo di ragione in mezzo ad un mare di follia.

È l’impressione che ho avuto, leggendo alcune parti del libro: di camminare su un filo tesissimo di ragione e di salvezza, in bilico su un mare di follia e cattiveria. Flavio Vasile è molto bravo a creare questa suspense e anche a stemperarla con brevi pennellate veloci di ironia. Si sorride anche, in questo libro viola e nero (non a caso in copertina ci sono, frammiste a questi colori, piccoli spruzzi bianchi e rosa), tanto per ricordarci che anche nei risvolti meno luminosi, c’è spazio per un colpo di leggerezza, quella che ti riporta in carreggiata e ti fa vedere più lontano, ti fa cogliere soluzioni, scelte e speranze che avevi perso di vista.

L’autore

Flavio Vasile pubblica per la prima volta nel 2008 Nove Veli Neri, raccolta di racconti noir. Nei due thriller L’eredità del male (2010) e Il figlio del buio (2013) affronta il tema del Nazismo. Dal 2011 è autore di testi teatrali e ha collaborato con diverse compagnie, portando in scena diversi spettacoli nella provincia torinese. Le sue narrazioni nascono dalle passioni per la storia, la musica, i viaggi. I suoi personaggi rappresentano persone comuni che si trovano ad affrontare situazioni fuori dall’ordinario o grottesche, pericolose o imprevedibili, ai confini tra realtà e fantasia.

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