Questo è un libro che lessi nel 2016, per la rubrica che avevo sulla webradio Radio Piazza Live, Le perle di Loredana, dedicata agli scrittori campani e alle loro opere. A quell’epoca pescavo a piene mani dal sito di una casa editrice di Villaricca, Edizioni Cento autori, in provincia di Napoli, che aveva un catalogo a dir poco spettacolare. È stato grazie a loro che io ho conosciuto narrativamente Maurizio De Giovanni e Massimo Carlotto, e altri autori come Maria Rosaria Selo, di cui ripropongo qui la recensione che scrissi a proposito de La logica del gambero, nel 2016. E lo faccio dopo aver letto di un altro premio come secondo classificato, ricevuto dal libro il 18 ottobre, presso la Biblioteca del Senato della Repubblica: il premio Tulliola per la narrativa, giunto alla XXV edizione.

La sinossi
Fabio Corbara ha i piedi ben piantati nel presente. È un uomo di chiesa, ma di quelli che professano e vivono la propria fede sul campo. Dopo la morte del fratello Guido, ritorna a Montoscuro, piccolo borgo medievale, dove ha trascorso gran parte dell’adolescenza con i genitori, il fratello e gli amici del cuore Davide, Michele, Giulio e Bianca. Una nevicata improvvisa lo costringe a restare in paese, insieme al suo amico Francesco. La sparizione di una giovane ragazza, di nome Beatrice, è l’inizio di un incubo che porterà Fabio a fare i conti con il suo passato e con un mistero che sembra coinvolgere tutti gli abitanti di Montoscuro. Cosa lega la scomparsa di Beatrice a quella della sua amica d’infanzia Bianca? Fabio sarà costretto ad andare a ritroso nel tempo con i suoi ricordi per capire chi ha rapito Beatrice, con la stessa strana logica del gambero, che per procedere in avanti deve muoversi all’indietro.

Il mio dialogo con il libro
In questa ambientazione particolare, un piccolo borgo medievale arroccato in alto, bloccato da una nevicata senza precedenti, si muovono alcuni personaggi, tra cui un prete, Fabio Corbara, e alcuni dei suoi amici d’infanzia sopravvissuti ad una serie di vicende anche tragiche. L’occasione per ritrovarsi è triste, la morte del fratello Guido e la smobilitazione inevitabile della sua casa. Tutto sembra esaurirsi in una semplice visita di ricordo, ma niente va così semplice e liscio. Mentre Fabio Corbara, accompagnato dall’amico Francesco, si avvia nel suo viaggio doloroso, una comitiva di giovani intraprende lo stesso percorso per Montoscuro per motivi più allegri. Uno dei motivi di lustro del piccolissimo centro è un ristorante, famoso per la cucina casalinga molto curata, per quanto semplice.

Gli studenti Tommaso e Beatrice sono le persone del gruppo su cui ci soffermiamo; il primo è un giovane ombroso, e brillante nei suoi studi, mentre la seconda cerca di sperimentare su di lui le sue tecniche di seduzione ancora un po’ acerbe. La serata dovrebbe esaurirsi in una cena in compagnia, con qualche epilogo romantico e appartato, ma l’improvvisa e inaspettata nevicata di cui si parlava all’inizio, scombina tutti i programmi. Tommaso e Beatrice sono costretti a fermarsi per la notte, con molta difficoltà e apprensione per l’imprevisto. Tutto potrebbe andare a posto il mattino dopo, quando si ritorna a Napoli e alla vita normale. Potrebbe, ma non capita: Beatrice sparisce improvvisamente durante la notte. L’evento, già di per sé piuttosto traumatico per Tommaso, innesca una reazione a catena fortissima, che fa emergere una vicenda del passato che lega molto strettamente Fabio ai suoi amici e ad altre figure del borgo. Inizia un vero e proprio incubo, per entrambi i personaggi, che saranno costretti a condividere, da cui il giovane prete riuscirà ad uscire muovendosi nella memoria come un gambero, andando all’indietro per procedere.

Le persone e le vicende passate sono fantasmi inquieti che però aiutano a risolvere l’enigma presente e a ritrovare la pace, anche se prima è necessario passare attraverso il risveglio di tante emozioni forti e negative, rimaste sopite in fondo agli animi. Il finale è aperto e dolce amaro, come scoprirete leggendo questo mistery svelto, cinematografico. L’autrice è anche sceneggiatrice di documentari e di cortometraggi televisivi, per cui trasferisce nel suo stile di scrittura la velocità di espressione del mezzo visivo: poche parole, frasi svelte cariche di sentimenti e sospensione. È molto brava nel creare suspence, nel non detto, nel lasciare immaginare. Èuno dei motivi per cui non si riesce a lasciare tanto presto i suoi libri, come dimostrano anche i premi vinti con altri romanzi e racconti.
Leggete La logica del gambero quando volete mistero e brividi senza perdervi in complicatissime indagini o deduzioni geniali. Qui non servono CSI, i profiler di Quantico, o gli investigatori emozionali, in grado di identificarsi nella mente degli assassini grazie al dolore delle proprie ferite non curate.

Aggiungete anche un po’ di nostalgia per i pensieri e le cose passate, per quello che avrebbe potuto essere e non è stato, per quello che avreste voluto non fosse mai accaduto, e un certo senso del soprannaturale, del bizzarro. Se avete fantasia e facilità di immaginazione, leggendo il libro noterete che questo si trasforma facilmente in un film, in cui voi siete gli attori in cammino vicino al protagonista Fabio.

L’autrice

Maria Rosaria Selo (Napoli 1961) è scrittrice, sceneggiatrice di documentari televisivi e cortometraggi. Nel 1995 si classifica tra i primi 20 selezionati al concorso letterario Mondadori “Donna Moderna”, con il romanzo Il lato sinistro del cuore. Nel 2013 pubblica il romanzo Iosonodolore (Kairòs Edizioni) che riceve la menzione d’onore al premio letterario “L’Iguana”. Il suo racconto Nannarella riceve la menzione d’onore al premio letterario “Voci” di Abano Terme. Nel 2014 pubblica la raccolta di racconti La donna immaginaria (Kairòs Edizioni), scelta come testo per il laboratorio di lettura e scrittura del carcere femminile di Pozzuoli. Ha curato l’antologia Abbracci (Gnocchi Editore) e ha partecipato all’antologia Caffè di Napoli (Compagnia dei Trovatori Edizioni). Altri suoi racconti sono apparsi su riviste letterarie.

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